La Baia di San Cataldo: i Segreti della baia più bella di Sicilia
- 10/09/2024
- Vacanze, Itinerari, Esperienze
La Baia di San Cataldo tra Terrasini e Trappeto: tutto quello che c’è da sapere su un’insenatura costiera unica nel suo genere…
Leggi di piùVi siete mai chiesti perché Sortino in provincia di Siracusa è conosciuta come “la città dolce”?
Sapevi che la città vanta una grande storia ed è una delle perle del barocco dalle Val di Noto ed è la porta di un paradiso naturale?
Scopri cosa visitare, esplorare e gustare a Sortino, leggi fino in fondo questo articolo e in fondo scorgerai la città dall’alto…
[INDICE]
Lasciando l’autostrada Catania-Siracusa allo svincolo di Siracusa nord, salendo lungo la SP 25 che successivamente diventa SP 76, ci si inerpica sui primi contrafforti dei Monti Iblei. Ad un’altitudine di circa 450 metri sul livello del mare, su una terrazza rocciosa ecco la “dolce” Sortino pregevole modello di barocco siciliano, circondata da canyon e vallate lussureggianti e porta d’ingresso orientale di quel paradiso terrestre che è Pantalica, che per le sue bellezze naturali e i suoi siti archeologici di insediamenti risalenti al XIII sec. a.C. rientra nel “Patrimonio dell’Umanità” Unesco.
Le origini della cittadina sono legate a Pantalica, perché l’antica Sortino sorgeva nella vallata del fiume Ciccio.
Era costituita da sei quartieri con abitazioni scavate nella roccia a cui si aggiungeva la parte anteriore in muratura. Ma il devastante terremoto del 1693 la distrusse e costrinse la popolazione a ricostruire più a monte.
Oggi scendendo lungo le antiche mulattiere è possibile raggiungere la “Sortino diruta” dove il certosino lavoro di volontari ha permesso un restauro ambientale che ha riportato a nuova vita il sito e permette di visitarne le rovine di abitazioni rupestri, i ruderi degli antichi frantoi, i mulini, le antiche concerie, tra grotte carsiche e fiabeschi paesaggi.
Il primo riferimento alla città di Sortino, si trova nei registri angioini del 1277. Divenne feudo nel XIV sec. assegnato alla famiglia Moncada e poi Eredia che nel 1477 lo vendette alla famiglia pisana dei Gaetani che lo detennero fino al 1812. La famiglia Gaetani fu determinante per la ricostruzione dopo il terremoto sulla collina Aita in cima a Cugno del Rizzo.
La struttura del paese si sviluppò lungo due direttrici, oggi via Umberto I e via Libertà che si incrociano nella Piazza Quattro Canti di Sortino che ha una struttura simile ai Quattro Canti palermitani. All’interno dei quattro canti, un fitto reticolo di strade, vicoli, piazze arricchite da palazzetti nobiliari con gli ingressi che si affacciano in deliziosi cortili interni, chiese e conventi in stile barocco che fanno di Sortino uno dei gioielli architettonici della Val di Noto.
È più piacevole visitare tanta bellezza se durante il giro si gustano le specialità dolciarie e gastronomiche per cui Sortino è conosciuta come “Città Dolce”, per via del suo prodotto alimentare più noto: il miele.
La sua produzione risale agli arabi che durante l’occupazione insegnarono alle genti del luogo come produrlo. Già Virgilio parlava del ‘Miele Ibleo’. La lunga tradizione mielaia tramandata di generazione in generazione ha portato alla produzione di mieli caratteristici, quali quello di timo, di eucalipto, di zagara oltre che al millefiori. E’ considerato tra i migliori al mondo per dolcezza ed aroma, ricco di sostanze antiossidanti.
Il miele prodotto a Sortino diventa ingrediente principale per la realizzazione di dolci tipici come biscotti: gli “Ncanniddati”, i “Piretti”, i “Cuddureddi” e i “Mustazzola”, o preparazioni a base di miele come i “Sanfurricchi” (riconosciute le caramelle al miele più antiche al mondo), la “Pignuccata” e li “Sfinci”, o torroni a base di semi di sesamo o mandorle.
Il miele diventa alcolico. Una volta fermentato consente di ottenere un liquore tipico dal nome di “Spiritu ro Fascitraru”.
A Sortino tra i piatti tipici si distingue il pizzolo, la focaccia tradizionale condita in superficie con olio e origano con libera scelta di farcitura (carne, salumi, formaggi e verdure). Il pizzolo tipico di Sortino si potrà degustare nelle pizzerie e rosticcerie della città.
Una volta che vi trovate nel centro storico di Sortino, inoltratevi in corso Umberto I° ed al culmine di una scalinata in pietra lavica, la chiesa della Madonna del Carmelo del 1764.
Il campanile risale al 1920 ed è posto lateralmente alla chiesa, inglobato nel convento dei Padri Carmelitani oggi sede dell’Antiquarium il museo con importanti reperti archeologici di Pantalica.
All’interno della chiesa, attualmente in attesa di ristrutturazione un bellissimo altare ligneo dove è posta l’altrettanto bella statua dorata lignea della Vergine S.S. del Carmelo.
Pochi metri più avanti un grande slargo fa da sagrato alla chiesa di Santa Sofia Vergine e Martire di Sortino. Come riportato sul portale, risale al XV° sec. Ricostruita nel 1720. E’ dedicata alla Santa Patrona e da qui esce il fercolo nella suggestiva “sciuta” durante i festeggiamenti in onore di Santa Sofia che si svolgono nel mese di settembre.
Festa della Santa Patrona di E.P. Scrofani
La chiesa sfoggia un prospetto ricco di decori, ulteriormente abbellito da un portale sorretto da colonne tortili. All’interno, l’altare maggiore in marmo del 1750 e le pareti ricche di affreschi e stucchi. Molto bella la statua lignea di Gesù alla Colonna, “U nummuru Gesù” che fu ritrovata intatta dopo il terremoto del 1693.
Di fronte, in via S. Francesco, l’omonima chiesa e l’ex convento. In realtà è dedicata a S. Antonio da Padova, ma i sortinesi la chiamano da sempre chiesa di S. Francesco. E’ del 1553 ma fu ricostruita nel 1737. Un prospetto semplice con un bel portale sormontato dallo stemma francescano. All’interno un organo del 1757 e una custodia in legno intagliato del SS. Sacramento con un’apertura rivestita con un mosaico in madreperla ed incastonato un cuore d’argento e spighe in oro.
Poco distante in via Resistenza, il Museo dell’Opera dei Pupi. Sono esposti gli stupendi pupi siciliani della collezione appartenuta a don Ignazio Puglisi i cui successori si tramandano quest’arte che l’Unesco ha dichiarata “Patrimonio immateriale dell’Umanità”.
Percorrendo via Libertà si ritorna in corso Umberto I all’incrocio dei Quattro Canti dove si trova il Convento dei Cappuccini e l’annessa chiesa dedicata alla Vergine Addolorata. Ricostruiti nel 1748 nella chiesa sono custoditi dei veri e propri gioielli di arte sacra. Come lo spettacolare tabernacolo scolpito in legno da Frate Mazzarino. Diciotto anni per la realizzazione di questo capolavoro. Nella struttura legni rari e pregiati come l’albicocca, la rosa, o radici di fico e particolari in madreperla, avorio, tartaruga.
Sull’altare maggiore l’imponente tela di ignoto che rappresenta l’incontro di Gesù con la Madre sul Calvario. Lateralmente la statua marmorea di S. Antonio da Padova del 1527. In sagrestia una tela della scuola del Caravaggio che ritrae S. Sebastiano. Nel convento “La Biblioteca dei Cappuccini” ricca di antichi libri.
Risalendo ancora corso Umberto I°, la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, la prima ad essere ricostruita nel 1698. Ha un portale delimitato da colonne corinzie con un timpano sormontato da statue.
Quasi di fronte, si apre la via Principe di Piemonte dove dopo pochi metri si apre la spettacolare piazza lastricata con ciottoli di fiume bianchi e neri a formare un immenso mosaico e delimitata da colonnine quadrate su cui sono posate delle grosse anfore.
Vi si affaccia la chiesa Madre dedicata a San Giovanni Evangelista. Una facciata barocca su due ordini con nicchie con le statue di S. Giovanni, Mosè ed Elia. L’ingresso delimitato da due colonne tortili ed il campanile al centro della facciata. Al suo interno tele del D’Anna ed affreschi del Cristadoro.
Nell’abside oltre ad un coro ligneo, la tela dell’Apocalisse di S. Giovanni Evangelista, sempre del Cristadoro. Un pulpito in legno decorato, un fonte battesimale ed un’acquasantiera del 1556.
Alle spalle la chiesa di S. Antonio Abate. Una facciata in stile corinzio ed un nartece chiuso da tre cancelli. Lungo i lati della navata, altari in marmo tra archi a tutto sesto. Nella volta affreschi del Cristadoro. Accanto il Collegio di Maria in pietra di colore rosata e finestre con gelosie in ferro battuto. All’interno un chiostro delimitato da un porticato.
Tornando indietro verso corso Umberto I, lungo via Municipio, si apre la via Gaetani dove si trova il Museo dell’apicultura tradizionale “A casa do fasciaru”. E’ la fedele ricostruzione di come si svolgeva l’attività dell’antico mielaio spiegata con visite guidate.
Uscendo per via Gioberti verso corso Umberto, una piccola scalinata con la chiesa dell’Annunziata. Un prospetto semplice, ma un bel portale con colonne scanalate. L’interno, a navata unica ricco di quadri, stucchi affreschi del Cristadoro e l’altare maggiore in marmo policromo sovrastato da un dipinto su legno del 1551 che riproduce l’Annunciazione della Vergine.
All’angolo con la via S. Sebastiano, l’omonima chiesa che conserva una cassetta con preziose reliquie del 1530.
Alla successiva traversa per via S. Benedetto, il Museo del Carretto Siciliano. Una collezione di antichi carretti nata dalla passione della famiglia Rio. Decine di carretti anche di scuola catanese. “Purteddari” (sponde posteriori), bellissime “chiavi” “masceddari” (sponde laterali).
Uno carretto siciliano è decorato con dipinti raffiguranti i quattro momenti della passione di Gesù, mentre un antichissimo carretto è caratterizzato dalla raffigurazione di scene della Boheme e della Carmen.
Poco più avanti la chiesa della Natività con a fianco il Monastero di Montevergine. Una facciata splendida nella sua alternanza di linee concave e convesse sormontata da un loggiato con inserita la torre campanaria.
L’interno, rettangolare con angoli smussati ha tutte le caratteristiche delle chiese dei conventi di clausura con una gelosia bombata lungo un parapetto in legno a fregi dorati e finestre a tramoggia o con grate a lanterna.
Sull’altare una grande tela della Natività con a fianco le statue della Fede e della Speranza. Nella volta l’affresco “Il Trionfo della Fede” del Lo Monaco. Nel pavimento, in maioliche di Valenza è riprodotta “La pesca Miracolosa”.
Il borgo antico di Sortino è anche la porta d’ingresso di quel Paradiso Naturalistico ed Archeologico che è Pantalica, culla dell’antica civiltà dei Siculi che popolarono la Sicilia ancora prima dei Greci e Romani.
Le origini sono controverse…
C’è chi la fa risalire al periodo bizantino chi a quello greco. C’è chi l’identifica con la città di Erbesso e chi con l’antica Hybla.
Ciò accresce il suo fascino perché immersa in una natura selvaggia e lussureggiante il cui eccezionale ecosistema ha prodotto una particolare biodiversità sia per la flora che per la fauna.
La Riserva Naturale Orientata di Pantalica è posta su un altopiano tra burroni, profonde vallate e canyon formatisi nei millenni per l’erosione dei fiumi Anapo e Calcinara che lungo il loro corso formano laghetti e cascate di acqua limpidissima.
E’ possibile vedere i ruderi dell’Anaktoron, il palazzo del principe, che nella forma e nella tecnica costruttiva ricorda i palazzi micenei. Fu la dimora del leggendario re siculo Hiblon.
A Pantalica, nella riserva, sarà possibile scorgere le oltre 5000 celle funerarie a grotticella scavate nelle ripidi pareti che costituiscono la più grande necropoli d’Europa.
Nella necropoli di Pantalica i sepolcri ipogei con sepolture a baldacchino come la grotta di Dionisio o la grotta di S. Anna con un affresco medioevale della Santa.
Lungo il percorso vedrete l’Eremo di Santa Sofia a Rassu di Sortino dove si rifugiò la Santa Patrona di Sortino in fuga dalla persecuzione paterna. O resti di villaggi bizantini. L’Oratorio di S. Micidario o la chiesa di S. Nicolicchio con figure di santi alle pareti. Paradiso per il trekking, Pantalica è luogo di escursioni, con due percorsi ciclopedonali, uno nel bosco di Giarrananuti e l’altro lungo il tracciato della dismessa ferrovia Siracusa-Vizzini che attraversava la riserva.
Video di G. Magnano
Se ti stai recando a Sortino o hai in programma di fare una visita qui troverai dei numeri utili e la possibilità di chiedere informazioni su accessi, viabilità, parcheggi, eventi e feste in città.
Ufficio turistico del Comune di Sortino: 0931917433 – 338 8152416
Museo dei pupi siciliani: +39 3920779920
Museo antiquarium: +39 3337392400
Museo del carretto siciliano: +39 3382956427
Numeri utili:
Comune di Sortino – 0931 917000
Polizia Municipale – 0931 917422
Guardia Medica – 0931 954747
Si può accedere al servizio nelle ore notturne e nei giorni festivi e prefestivi:
– dalle 20,00 alle 8,00 di tutti i giorni;
– dalle 8,00 alle 20,00 dei giorni festivi;
– dalle 10,00 alle 20,00 dei giorni prefestivi.
Alberto Cuccia © con la collaborazione informativa di Eccoloo © – (Tutti i diritti sulla proprietà intellettuale sono riservati)
(foto allegate da Alberto Cuccia, autori: Minnala, Adorno, Mezzio, Barucco, Bruno, F. Podestà, A. Stella, G. Magnano e tratte dal web)
Partecipa alla discussione